SPAZIOTEMPO

 

SPAZIOTEMPO

ferro e pietra

a cura di Dora Bulart

32 mostra annuale di scultura monumentale al castello di Pergine Valsugana (TN)

SPAZIOTEMPO è un progetto dedicato all’armonia e alla relazione tra gli opposti.
Una mostra che esplora – o meglio, tenta di misurare – la relatività attraverso la creazione di esperienze.

L’arte è esattamente questo: uno stato d’animo, una situazione, un processo che attraversiamo come osservatori, diventando al tempo stesso creatori e partecipanti della realtà, plasmata dalla nostra percezione.

Nello spaziotempo, la staticità è un’illusione. Le forme solide celano i processi dinamici che le generano. Nulla è come appare: lo spazio è “luogo/non luogo”, la materia è “forma/non forma”, il vuoto è denso e ha volume, il tempo si dilata e si contrae continuamente.

La distanza diventa una soglia tra meta-realtà. Il confine è una metafora, non un significato.
Nello spaziotempo, l’equilibrio è dinamico. I processi accadono in modo invisibile, ma percettibile. Il tempo fluttua. La relazione è tattile, intima, impattante.

Questo non è un tempio, né un laboratorio, né semplicemente una mostra: è un loco, una condivisione di significati.
Una conversazione sull’essenza delle cose, sull’infinito e sul banale, sull’eterno e sul relativo, sulla leggerezza e sull’effimero, sulla dissonanza e sulla connettività.
Un dialogo continuo, scandito da un suono all’alba: profondo, morbido, grave, come il rintocco della campana maggiore di una chiesa.

Una scultura che canta mentre costruisce un tempio della porta: La Porta delle Stelle.
Il suo canto è un inno alla relatività della vita, un’ode all’armonia universale.
Un coro dell’attimo eterno, espressione del tutto comune – simbolo del sentimento dell’ignoto e dell’inconoscibile.

Apoteosi dell’estetica del vuoto – perché, come disse Esiodo, senza il vuoto il suono non nascerà.
È un’apologia dell’Essere.

Spaziotempo è una condizione esistenziale e relazionale, dove passato e presente si intrecciano e sussurrano versi fatti di elementi meccanici e industriali.
Un luogo, dove il magma cristallizzato nel granito abbraccia la ruggine del ferro e si veste di cielo.
Il castello diventa una scultura, un meccanismo-organismo di pensieri, di sensazioni e di bellezza, un viandante che attraversa il tempo e lo spazio, toccando l’eternità.

Dora Bulart

 

 

Category:

Big sculptures, SCULPTURES